Lei,
come ogni giovedì, è già entrata in bagno.
La
casa è deserta, buia, tranne la finestra del bagno, che ogni giovedì
a quest'ora emana una luce calda o così la vedo pensando al dopo.
Da
lontano arrivano i suoni delle giostre che vengono ad allietare le
serate estive della gente di questo paese e si mischiano alle voci e
alle risate dei ragazzi che schiamazzano lì intorno. Mi ricordano un
po' le estati di quando ero bambino ed eravamo appena arrivati in
Francia con mia mamma e Amina.
Sento
le pulsazioni dei bassi.
La
porta è accostata e, anche se ho la chiave, lei me la lascia sempre
un po' socchiusa. Giro con la chiave nella tasca dei pantaloni per
tutto il giorno,quando ho la mano in tasca me lan rigiro
continuamente fra le dita. La porto anche nel jeans del lavoro. Sto
ben attento a non perderla e sopratutto che non si sporchi di
polvere.
Dentro
conosco bene la strada e vado subito verso il bagno. La porta è
chiusa e lei già sotto la doccia. Sento lo scrosciare dell'acqua sul
vetro e sul piano antiscivolo. Resto un po' così, con la maniglia
fra le mani, ad ascoltare l'acqua. E la musica di fondo, le
pulsazioni dei bassi e la notte così vicina.
E'
un gioco che facciamo da un po': lei è sotto la doccia e io arrivo
in silenzio, chissà da dove. Mi appoggio al lavandino e mi
schiarisco la voce.
-
Sei tu? -
Ha
una voce allegra, squillante, che mi piace ascoltare mentre parla con
i bambini ad esempio.
Mi
appoggio al lavandino e resto per un po' a guardare la sua sagoma
immersa nel vapore che sale dal box doccia e che ormai ha già
appannato il vetro smerigliato, la finestra e lo specchio alle mie
spalle.
-Sì,
sono io. - rispondo.
Anche
così, come una macchia di caffellatte dai contorni sfumati, lei è
bellissima. Ha fianchi morbidi e capelli nerissimi e lunghi che non
sembra neanche un'italiana.
-
Ancora lì? Dài, sbrigati, se no, tra un po', ritornano i bambini
con Ines... - quando parla è come se squittisse. Mi mette gioia.
L'idea
di farlo nella doccia è venuta a me. Voglio togliermi ogni tanto
quel residuo di polvere di cava dalle unghie e l'acqua mi dà
l'impressione di riuscirci. Io, nel mio paese, sono uno scultore di
alabastro, come molti in Egitto, e qui invece ho trovato lavoro in
una cava di gesso. Le prime volte che tornavo a casa dal lavoro,
oltre che sui vestiti, ritrovavo quella polvere ovunque: tra i
capelli, in bocca, nelle orecchie e sotto le unghie, da cui faccio
davvero fatica a farla andar via. All'inizio non stavo molto attento
e me la ritrovavo nelle tasche dei jeans e nella zigrinatura delle
chiavi, perfino quella di casa sua.
In
Egitto mi piaceva tornare a casa dopo il lavoro un po' impolverato,
qui no. Mi lavo giù in garage e non dò mai alla polvere la
possibilità di salire le scale con me.
-
Eddy, dài...vieni?- e spalanca la porta del box doccia. Fuoriesce
una nuvola di vapore e intravedo il suo corpo perfetto, bello.
-Resto
qui.- dico, con uno strano suono nella voce che può sembrare un
lamento.
-
Su, non metterti a fare i capricci!- dice, anche questa volta
sorridendo.
Voglio
restare qui e voglio guardarla.
-
Ma che hai?-
-...-
la guardo e stasera mi sembra più di quello che posso avere e che
posso permettermi.
-
Penso a lui. - dico
-Ancora
con questa storia?!- ed esce dalla doccia e mi si pianta davanti. -
Non sei tu che lo tradisci, sono io la moglie!- è nuda, a un passo
da me.
-Sì,
un po' lo tradisco anch'io. E' il mio capo. E io... non è una cosa
buona.-
La
voglia che avevo di lei è passata.
Era
iniziato tutto come un gioco, ma ha preso una piega che non mi piace
più. A volte ci si trova in impicci del genere senza volerlo. E'
come partire con un piede e solo a metà del passo accorgersi che è
quello sbagliato.
-Nel
mio paese questo è sbagliato. Non si fa.-aggiungo.
Lei
chiude la doccia e improvvisamente nella stanza è piombato il
silenzio.
Mi
stacco dal lavandino e faccio per andarmene.
-
Non è strano?- dice, come a volermi fermare con la voce.
-
Cosa?- chiedo, già sulla porta.
-Che
mio marito ti abbia assunto in cava-
-...-
-Non
ti sei chiesto perché ha scelto te e non quegli altri?-
-Che
vuol dire? Perché gli sono piaciuto subito, me l'ha detto lui.-
-No,
sei piaciuto a me. Io ti ho scelto. Ti ho scelto io.-
-...-
Ha
raccolto i capelli in una coda e li strizza sul lavandino.
-Guarda
che lo sa, di noi. Stai tranquillo, tra noi funziona
così...lui
adesso è con un'altra.-
-...-
-Il
giovedì è la nostra serata libera.- dice e mi si avvicina come a
volere un bacio. Come se fosse tutto a posto.
Me
la prendo. Ma per l'ultima volta.
Maria Luigia Longo, esercizio di Cover
di un brano di "Scavare
una buca"
di Cristiano Cavina, ed. Marcos y Marcos