giovedì 23 maggio 2013

In questa notte, in questo mondo


A Martha Isabel Moia


In questa notte in questo mondo
Le parole del sogno dell'infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l'organo della ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l'amore
fanno l'assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che succede nell'anima non si vede
Quello che succede nella mente non si vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa cospirazione dell'invisibilità?
Nessuna parola è visibile.

(Alejandra Pizarnik, da " Testi in ombra e ultimi poemi" [1971-1972]. 
Traduzione di Samanta Catastini)



venerdì 17 maggio 2013

Presentazione



Il Caffè Bohémien e hubculture.it presentano

con Maria Luigia Longo e la sua poesia 

intervistata da

Antonella Sabbatino e Adolfo LoStracco 


Martedì 21 Maggio 2013 - ore 21.00

c/o Caffè Bohémien di Lecco
Via Azzone Visconti, 55 

martedì 14 maggio 2013

E' un brusio la vita, e questi persi



VI

E’ un brusio la vita, e questi persi
In essa, la perdono serenamente,
se il cuore ne hanno pieno: a godersi
eccoli miseri la sera: e potente
in essi, inermi, per essi, il mito
rinasce…Ma io, con il cuore cosciente
di chi soltanto nella storia ha vita,
potrò mai più con pura passione operare,
se so che la nostra storia è finita?

(P.P. Pasolini, Le Ceneri di Gramsci, Garzanti, Milano)


lunedì 13 maggio 2013

Amo ciò che ne resta



Amo ciò che ne resta,
degli incontri furtivi, dietro
le visite ufficiali, dentro
giornate di corsa a incastrare
eventi, il momento distratto
in cui nessuno vede, s'ascolta
il breve spazio di un soffio.
Amo quello che vale un bacio
rubato, uno sguardo segreto
un gesto maldestro, un
non detto sfiorato e inatteso.
Amo l'inciampo buffo
in cui l’immagine sbiadisce
l'oggetto si rompe, non ha peso
ma solo forma deformata. Qui però qualcosa
ha ceduto il passo all'errore,
ha perso una vite, un bullone
e non si rimonta.
Tutto pur di rimediare.
Ma il rimedio non è
tornare indietro trovare
il dato mancante; è forse
solo avere il coraggio di
guardare altrove. 

(Maria Luigia Longo, Cantiere-Poesia, maggio 2013)


domenica 5 maggio 2013

Se io, ancor che nessuno


Se io, ancor che nessuno,
Potessi avere sul volto
Quel lampo fugace
Che quegli alberi hanno,

Avrei quella gioia
Delle cose al di fuori,
Perché la gioia è dell'attimo;
Dispare col sole che gela.

Qualunque cosa m'avrebbe meglio
Giovato della vita che vivo -
Vivere questa vita di estraneo
Che da lui, dal sole, mi era venuta!

[Viaggiare! Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l'anima,
da vivere soltanto di vedere!
Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l'assenza di avere un fine,
e l'ansia di conseguirlo!
Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio e non ho di mio
più del sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.]

(Fernando Pessoa)


giovedì 2 maggio 2013

E poiché ho attraversato tutti i tuoi occhi



E poiché ho attraversato tutti i tuoi occhi
fino in fondo alla notte degli occhi
fino in fondo alle lacrime
fino in fondo allo sguardo onnicomprensivo che abbraccia che scalda che 
E poiché ho varcato quell’androne dove il silenzio urla in segreto il tuo sogno
fino in fondo alla notte del sogno
fino in fondo  all’amore
fino in fondo all’amore
non posso
io non posso
tornare indietro
rimpicciolire il percorso
rimpigrire lo slancio
Non posso guardare la distanza la nuca le spalle
io non posso fingere che non sia stata io stessa tuoiocchi tuosguardo tuosogno
non posso non percepire questa morte.

E questa morte
è l’unica cosa
che adesso mi abita.

(Maria Luigia Longo, Cantiere-Poesia, aprile 2013)


mercoledì 1 maggio 2013

La stazione



Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E' scesa molta gente.

L'assenza della mia persona
si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuonano queste piccole parole.

(Wislawa Szymborska)