mercoledì 26 febbraio 2014

Epiloghi



Le cose che non esplodono:
vengon meno, sbiadiscono,

come il sole sbiadisce dalla carne,
come la schiuma esala nella sabbia,

anche il fulmineo lampo dell’amore
non ha un epilogo tonante,

muore invece con un suono di fiori
che sbiadiscono come fa la carne

sotto la pietra pomice sudante,
tutto concorre a dare questa forma

finché restiamo soli col silenzio
che circonda la testa di Beethoven.


(Derek Walcott, Mappa del nuovo mondo, Adelphi)


lunedì 24 febbraio 2014

Il silenzio



Il silenzio 
il silenzio 
io mi unisco al silenzio 
io mi sono unita al silenzio 
e mi lascio fare 
e mi lascio bere 
e mi lascio dire 

[...]
        

*
Il silenzio è luce 
il canto sapiente dell’infelicità 
emana un tempo primitivo: 
io cercavo la pietra e non il pane 
un inno innocente e non le maledizioni, 
la conoscenza dei miei nomi 
per dimenticarli e dimenticarmi; 
però quello che non cercai è l’esilio 
e neppure mi raccontai bugie 
non adorai il sole 
ma non mi aspettavo questa luce nera 
al filo del mezzogiorno.

[...]

*
*** 

Mendica voce 

E ancora mi azzardo ad amare 
il suono della luce in un'ora morta, 
il colore del tempo in un muro abbandonato. 

Nel mio sguardo ho perduto tutto. 
Chiedere è così lontano. Così vicino sapere che non c'è. 

(Alejandra Pizarnik, frammenti vari)


sabato 22 febbraio 2014

Anche tu sei collina





Anche tu sei collina
e sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole.

C'è una terra che tace
e non è terra tua.
C'è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci son acque e campagne.
Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.

È una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
È una terra cattiva ‒
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna.

Ritroverai le nubi
e il canneto, e le voci
come un'ombra di luna.

Ritroverai parole
oltre la vita breve
e notturna dei giochi,
oltre l'infanzia accesa.
Sarà dolce tacere.
Sei la terra e la vigna.
Un acceso silenzio
brucerà la campagna
come i falò la sera.

(Cesare Pavese, 30‒31 ottobre '45)


sabato 15 febbraio 2014

A una mia poesia


Nel migliore dei casi,
poesia, sarai letta attentamente,
commentata e ricordata.

Nel peggiore
sarai soltanto letta.

Terza eventualità:
verrai sì scritta,
ma subito buttata nel cestino.

Potrai approfittare di una quarta soluzione:
scomparirai non scritta
borbottando qualcosa soddisfatta

(W.Symborska, da Basta così, Adelphi 2012)


venerdì 14 febbraio 2014

Amore dopo amore


Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.


(Derek Walcott)

lunedì 10 febbraio 2014

Cento poesie d'amore


1

Dopo che le grazie delle nostre membra ci sorbirono
e noi sorbimmo i soli – le loro oscurità e i loro chiarori,
diciamo: come grappoli d’uva maturammo.
L’uva dopo la salita ama la discesa
dove si scioglie, si acquieta nelle botti fluisce nel corpo
umano, e risale di nuovo al suo signore.
L’amore è maturato in noi siamo maturi allora staccatevi, staccatevi o grappoli dei nostri giorni,
com’è vera la maturazione e com’è generoso il distacco.

*****

2

Quanto abbiamo dipinto sull’inchiostro e sulla luce all’ombra di un ulivo la nostra ferita ma l'abbiamo mescolata all'erba e all'acqua: acqua
che si trasforma in cetra, erba
che si trasforma in inchiostro. Quanto era lunga
la notte die nostri tormenti ma abbiamo cancellato le tenebre coi passi
e sommerso col diluvio delle passioni tutto ciٍ che ci circonda.
Il nostro amore è morto – ma le sue tracce
non muoiono,
non hanno limiti.

*****

3

Celebro celebri questo sudore
che cola dai nostri corpi qui ora sul letto emulando
la polvere-crepuscolo
quella sgretolata dal corpo del sole (questo crepuscolo
è un’altra alba) c’è
una celebrazione o dio
che consumi i tuoi organi
nelle vene degli amanti, più splendida
e superba?
Una voce nelle vene degli amanti
tramonto infuocato che pulsa in un altro
si leva dalla loro disperazione e dai dolori, e sussurra alle nostre membra:
la ruggine della vita e del mondo si cancella con questo sudore.

*****

4

Apro la porta – entra aria che visita i dipinti appesi,
accarezza i muri. D’improvviso, sbadiglia,
va a spalle basse il nostro amore non era lى.
I suoi fantasmi hanno portato via tutto ciٍ che ho dipinto
sul letto e sui cuscini,
sulla maniglia della porta sulla sua serratura e sono scomparsi.
Sto immaginando? ma tutto ciٍ è confermato da una nube -
una nube ora di passaggio – scomparsa. Non c’è aria
né chi dica a quei dipinti
come narrare le nostre leggende,
come scrivere la storia di queste nubi.

*****

5

Certo (questa è una parola che non ho detto – è dettata da lei)
certo, quando ci incontreremo
le foreste die nostri giorni rinnoveranno le foglie,
quei campi che nei nostri corpi sospirano
cambieranno i fiori, e il luogo dell’incontro sembrerà
un letto che la mano
della terre intesse di desiderio e incanto.
Benvenuta,
tu lava risalente dai vulcani spenti die miei desideri,
(queste parole non sono state pronunciate da me, sono dettate da lei).

*****

6

ho visto il tuo volto attorno alla casa dipinto su ogni ramo,
mi sono scrollato l’aurora dalle spalle e ho iniziato la ricerca: è venuta?
ho domandato alla rugiada sui rami, ho domandato al sole se avesse letto
i tuoi passi, dove la notte ti aveva vista, come si erano incamminati
accanto a te i fiori della casa e gli alberi.
Quasi disgiungo i miei giorni e me stesso:
là è il mio sangue e qui il mio corpo - fogli
che le scintille trascinano tra le rovine del mondo

*****

7

Canteremo per noi canterò per lei
in suo nome, o compagno della mia esplosione lucente suo corpo,
insegnami il canto
di’ a questo tempo-muro che sono stato iniziato
e mi sono aperto al suo mistero,
in lui mi sono radicato
le mie poesie ne sono ricoperte,
ed io non voglio esistere soltanto per esistere.
Non voglio che lasciar fluire il mio tempo tra le tue braccia
non voglio estasiarmi di lei e estasiarmi per lei,
cantare per noi e cantare per lei
in suo nome, o compagno della mia esplosione lucente suo corpo, insegnami il canto.

(Adonis)

domenica 9 febbraio 2014

Sarebbero invecchiate con me le tue mani




Ti avevo chiesto
di tagliarti le mani
e di lasciarmele,
almeno quelle
come il cuscino
di tutte le cose che hai toccato,
l’impronta degli atti buoni
che hai compiuto.


Sarebbero invecchiate con me le tue mani,
io stesso le avrei incise di rughe
ogni volta che ne avessi scoperta
una in più sulle mie;
le avrei messe in un vaso
come fiori strappati
tenute vive
dalla mia pioggia d’occhi
che sono fontane spente
non hanno più chi guardare.

Delle tue mani
cercavo le dita
per contare di una vita
quali sono gli attimi sani,
ma non ti bastavano
due cuori lontani.
Con un colpo di mano
ti sei rubata anche le mani.

(Antonio Oleari, da Se soltanto partissimo Giulio Perrone Editore


venerdì 7 febbraio 2014

Un'adolescente


Io – un’adolescente?
Se ora, d’improvviso, si presentasse qui,
dovrei salutarla come una persona cara,
benché mi sia estranea e lontana?

Versare una lacrimuccia, baciarla sulla fronte
per la sola ragione
che la nostra data di nascita è la stessa?

Siamo così dissimili
che forse solo le ossa sono le stesse,
la calotta cranica, le orbite oculari.

Perché già gli occhi è come fossero più grandi,
le ciglia più lunghe, la statura più alta
e tutto il corpo è fasciato
dalla pelle liscia, senza un’imperfezione.

In verità ci legano parenti e conoscenti,
ma nel suo mondo di questa cerchia comune
sono quasi tutti vivi,
mentre nel mio quasi nessuno.

Siamo così diverse,
i nostri pensieri e parole così differenti.
Lei sa poco -
ma con un’ostinazione degna di miglior causa.
Io so molto di più -
ma non in modo certo.

Mi mostra delle poesie,
scritte con una grafia nitida, accurata,
con cui io non scrivo più da anni.

Leggo quelle poesie, le leggo.
Be', forse quest’unica,
se fosse accorciata
e corretta qua e là.
Dal resto non verrà nulla di buono.

La conversazione langue.
Sul suo modesto orologio
il tempo è ancora incerto e costa poco.
Sul mio è molto più caro ed esatto.

Per commiato nulla, un sorriso abbozzato
e nessuna commozione.

Solo quando sparisce
e nella fretta dimentica la sciarpa -

Una sciarpa di pura lana,
a righe colorate,
che nostra madre
ha fatto per lei all’uncinetto.

La conservo ancora.

(WISŁAWA SZYMBORSKA)

martedì 4 febbraio 2014

Soltanto


Soltanto questo crescere
indifferente allo sguardo e pieno
di ciò che ha visto
era possibile: se ci sono
due barche
non contava il loro punto d’incontro, ma la bellezza
del cammino dentro l’acqua: solo così,
solo adesso, non spiegare.
Ed è atroce
ma bisogna dire di no alla sua fronte che
piange e non capisce, e ama
come per millenni si è amato, promettendo
in una terrazza buia, accarezzandosi
tra le foglie minacciose.

(Milo de Angelis, Poesie, Oscar Mondadori, 2008)

lunedì 3 febbraio 2014

Alba sull'Acropoli


Ma mi assale il tempo. Non qui, non ora
in quest'alba calma fra queste colonne.
Non qui, non ora, in questo silenzio vivo, fra le voci
in cui sono nata. Abbiamo un appuntamento, tempo,
ma non qui, non ora, in questa perfezione
che lenta scompare.
E tu ti torci nella pietra lassù, cavallo,
occhio grande, spaventato. Calmati, sei perfetto così.
Vuoi tornare alla sua mano, tu.
Non è qui Fidia, con gli scalpellini morti di Meduno
lui ora cena.
Non qui, non ora. Ma con te non posso lottare.
Resta, allora, senso del tempo, che dandomi la misura
del passare
pronta mi fai a partire dove non arriverò.
Nei vapori mattutini riavvia la ruota Atene e sono anch'io
nel coro di voci e rumori a contrastare il coro improvviso
di antichissime cicale che grideranno
ancora insieme qui, solo loro...
Ma impigliata negli sterpi, la ciocca del dio
che ci corre nelle vene di dormienti inquieti che aspettano
di risalire per le giovani linfe che spargemmo
nella tua dura luce, nostro umano passare.


(Ida Vallerugo, da Stanza di confine a cura di Anna De Simone, introd. di Pierluigi Cappello, Crocetti Editore 2013)