giovedì 31 luglio 2014

La sento la mia vita, me la imparo


La sento la mia vita, me la imparo,
fino al fegato adesso, fino al fiele;
oh nera un tempo enorme senza chiaro,
fedele della notte più infedele.

Vuota il tuo sacco, su', parla, poetessa:
io fiorisco e mi sfoglio e rigermoglio
per dare la procura di me stessa
a chi non può o non vuole quel che voglio.

Dicevo: Amore mio, vorrei annegare
nell'acqua chiara dei tuoi occhi chiari,
finire finalmente di aspettare
giovani giorni, cari giorni chiari.

Per me dentro di me oltre la mente
il suo corpo su me come una coltre
ma oltre il corpo in me furiosamente
in me fuori di me oltre per oltre…

Oh, l'inutilità di questi affanni
la conosco a memoria, inutilmente;
e nel peso degli utili e dei danni
connetto notte a notte e niente a niente.

Osceno e sacro l'amore delibera
stessa sede per sé e per gli escrementi.
Se non mi leghi io non sarò mai libera,
né casta mai se tu non mi violenti.

Io mi arrendo, congedo i miei soldati,
la mia legione di sogni e di versi.
Combattete per altri disarmati,
vincete in verità, miei sogni in versi.

(Patrizia Valduga, Quartine)

sabato 26 luglio 2014

Ad ogni modo si dice basta



Ad ogni modo si dice basta
anche se nessun gesto ha colmato la misura.

A volte si dice “Non girare a vuoto”
anche se il vuoto è qui e ti rende immobile.
Meglio andare.

In una giornata autunnale
si pronuncia la parola amore
e una scia di possibilità mancata
apre un senso nuovo alla vita.
Di qua o di là
possibile o impossibile.
E in mezzo  “chissà se avremmo costruito qualcosa”.

Il suono di queste parole cade
nella teca della possibilità e lì rimane,
nel silenzio soffocato di quel condizionale passato.

Da qualche parte qualcuno ha avuto più coraggio
e si è infilato nella vita così,
come si abbraccia nel silenzio complice
il nome amato; in questa maniera
si tiene il mondo intero su un palmo
lo si protegge dal vento, lo si tiene al caldo.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 26 luglio 2014 e foto di Eloisa Battista)



venerdì 25 luglio 2014

Voce sola



Io dico che
– secondo me –
le parole non vedono
le parole non vedono mai abbastanza
sono due occhi
rimasti dietro un muro
sono il buio di una stanza
e quello che vedono, povere,
a vederlo mi fa quasi pena
non conta
rispetto alle cose che contano
rispetto alle cose che ci hanno detto
che sono vere.
A noi, timbrati in seme.

(Pierluigi Cappello, Azzurro elementare) 


giovedì 24 luglio 2014

Fine della fantasia


Questo corpo mai più ricomincia. A toccargli le occhiaie
uno sente che un mucchio di terra è più vivo,
ché la terra, anche all'alba, non fa che tacere in se stessa.
Ma un cadavere è un resto di troppi risvegli.

Non abbiamo che questa virtù: cominciare
ogni giorno la vita - davanti alla terra,
sotto un cielo che tace - attendendo un risveglio.
Si stupisce qualcuno che l'alba sia tanta fatica;
di risveglio in risveglio un lavoro è compiuto.
Ma viviamo soltanto per dare in un brivielo
al lavoro futuro e svegliare una volta la terra.
E talvolta ci accade. Poi torna a tacere con noi.

Se a sfiorare quel volto la mano non fosse malferma
- viva mano che sente la vita se tocca -
se davvero quel freddo non fosse che il freddo
della terra, nell'alba che gela la terra,
forse questo sarebbe un risveglio, e le cose che tacciono
sotto l'alba, direbbero ancora parole. Ma trema
la mia mano, e di tutte le cose somiglia alla mano
che non muove.
Altre volte svegliarsi nell'alba
era un secco dolore, uno strappo di luce,
ma era pure una liberazione. L'avara parola
della terra era gaia, in un rapido istante,
e morire era ancora tornarci. Ora, il corpo che attende
è un avanzo di troppi risvegli e alla terra non torna.
Non lo dicon nemmeno, le labbra indurite.

(Cesare Pavese) 

martedì 22 luglio 2014

La gente che mi piace


Mi piace la gente che vibra,
che non devi continuamente sollecitare
e alla quale non c'è bisogno di dire cosa fare
perché sa quello che bisogna fare
e lo fa in meno tempo di quanto sperato.

Mi piace la gente che sa misurare
le conseguenze delle proprie azioni,
la gente che non lascia le soluzioni al caso.

[...]

(Mario Benedetti)

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-174077?f=a:18926>

Io non ti chiedo


Io non ti chiedo di portarmi
una stella celeste,
solo ti chiedo di riempire
il mio spazio con la tua luce.
Io non ti chiedo di firmarmi
dieci fogli grigi per poter amare,
solo chiedo che tu ami
le colombe che amo osservare.
Dal passato non lo nego
ci arriverà un giorno il futuro
e del presente
cosa importa alla gente
se non fanno altro che parlare.
Io non ti chiedo.
Segui quest'attimo colmandolo di motivi per respirare, non concederti, non negarti
non parlare solo per parlare.
Io non ti chiedo di andarmi a prendere
una stella celeste
solo chiedo che il mio spazio
sia pieno della tua luce.


(Mario Benedetti)

sabato 19 luglio 2014

Profugo.


Hanno incatenato la sua bocca
e legato le sue mani alla pietra dei morti.
Hanno detto: “Assassino!”,
gli hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere
e lo hanno gettato nella cella dei morti.
Hanno detto: “Ladro!”,
lo hanno rifiutato in tutti i porti,
hanno portato via il suo piccolo amore,
poi hanno detto: “Profugo!”.
Tu che hai piedi e mani insanguinati,
la notte è effimera,
né gli anelli delle catene sono indistruttibili,
perché i chicchi della mia spiga che va seccando
riempiranno la valle di grano.


(versi di Mahmoud Darwish, fotografia di Michela Magni)

 


giovedì 17 luglio 2014

Piove




Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell'ora
indovinata
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero
di matita
da me a te né dopo né dove, amore,
nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l'albero è capovolto, la radice è nell’aria.

(Pierluigi Cappello, da Mandate a dire all'imperatore)


mercoledì 16 luglio 2014

La linea


Ecco la foto della mia mano,
dove ogni zingara trova la linea del tuo nome,
una via maestra che punta diritto
al battito del polso e lo governa.

(Erri De Luca, Bizzarrie della provvidenza)


lunedì 14 luglio 2014

L’incessante brusio neuronale


L’incessante brusio neuronale, ho letto,
e ho subito capito cosa significasse.
Perché lo sento sempre, il cicaleccio
talamo-corticale,
un cinguettìo da voliera,
e gridano, gridano, gridano,
milioni di sinapsi,
in attesa del cibo che gli porto,
che gli devo portare.
Aspettano i pensieri, i miei pensieri,
e gli si azzuffano intorno,
quando lascio la gabbia,
in un frullare di impulsi elettrostatici.

(Vittorio Magrelli) 


domenica 13 luglio 2014

Luna congelata




Con questa solitudine
infida
e tranquilla

con questa solitudine
di crepe consacrate
di ululati lontani
di mostri di silenzio
di forti ricordi
di luna congelata
di notte per gli altri
di occhi spalancati

con questa solitudine
inutile
e vuota

si può a volte
capire
l'amore.


*****

Con esta soledad
alevosa
tranquila

con esta soledad
de sagradas goteras
de lejanos aullidos
de monstruos de silencio
de recuerdos al firme
de luna congelada
de noche para otros
de ojos bien abiertos

con esta soledad
inservible
vacía

se puede algunas veces
entender
el amor.

(Mario Benedetti, El amor, las mujeres y la vida)


domenica 6 luglio 2014

Serata LiberaMente

Serata densa di emozioni e amici, nello spazio 
- ricco di meraviglia - 
che la poesia riesce sempre a creare.
Grazie a tutti i presenti e, in modo particolare, a Eloisa Battista e Antonio Oleari per i loro splendidi e preziosi lavori.
Un ringraziamento speciale va a Giandomenico (Libreria LiberaMente di Oggiono), libraio coraggioso e appassionato!
Da rifare.









venerdì 4 luglio 2014

Arte poetica



Guardare il fiume fatto di tempo e di acqua
e ricordare che il tempo e un altro fiume.
Sapere che noi ci perdiamo come il fiume
e che i volti passano come l'acqua.

Sentire che la veglia e un altro sogno
che sogna di non sognare e che la morte
che la nostra carne teme e questa morte
di ogni notte, che si chiama sogno. 

Vedere nel giorno e nell'anno un simbolo
dei giorni dell'uomo e dei suoi anni.
convertire l'oltraggio degli anni
in una musica, una voce e un simbolo.

Vedere nella morte il sogno, nel tramonto
un triste oro, tale e la poesia
che e immortale e povera. La poesia
torna come l'alba e il tramonto.

Talora nel crepuscolo un volto
ci guarda dal fondo di uno specchio:
l'arte deve essere come questo specchio
che ci rivela il nostro proprio volto.

Narrano che Ulisse, sazio di prodigi,
pianse d'amore scorgendo la sua Itaca
verde e umile. L'arte e questa Itaca
di verde eternità, non di prodigi.

Ed è pure come il fiume senza fine
che scorre e rimane, cristallo di uno stesso
Eraclito incostante, che è lo stesso
ed è altro, come il fiume senza fine.

(versi di Jorge Luis Borges, fotografia di Michela Magni)


martedì 1 luglio 2014

Entro in questo amore come in una cattedrale.




Entro in questo amore come in una cattedrale,
come in un ventre oscuro di balena.
Mi risucchia un’eco di mare, e dalle grandi volte
scende un corale antico che è fuso alla mia voce.

Tu, scelto a caso dalla sorte, ora sei l’unico,
il padre, il figlio, l’angelo e il demonio.
Mi immergo a fondo in te, il più essenziale abbraccio,
e le tue labbra restano evanescenti sogni.

Prima di entrare nella grande navata,
vivevo lieta, ero contenta di poco.
Ma il tuo fascio di luce, come un’immensa spada,
relega nel nulla tutto quanto non sei.

(Maria Luisa Spaziani)