domenica 31 agosto 2014

Figlia del vento / Hija del viento



Figlia del vento

Sono venuti.
Invadono il sangue.
Profumano a piume,
A mancanza, a pianto.
Però tu alimenti la paura
e la solitudine
come due animali piccoli
perduti nel deserto.

Son venuti
ad incendiare l’età del sogno.
Un addio è la tua vita.
Però tu ti abbracci
come la serpe pazza del movimento
che solo ritrova se stessa
poiché non c’è nessuno.

Tu piangi sotto il pianto,
tu apri il baule dei tuoi desideri
e sei più ricca della notte.

Però c’è tanta solitudine
che le parole si suicidano.

*****

Hija del viento

Han venido.
Invaden la sangre.
Huelen a plumas,
A carencia, a llanto.
Pero tú alimentas al miedo
y a la soledad
como a dos animales pequeños
perdidos en el desierto.

Han venido
a incendiar la edad del sueño.
Un adiós es tu vida.
Pero tú te abrazas
como la serpiente loca del movimiento
que sólo se halla a sí misma
porque no hay nadie.

Tú lloras debajo de tu llanto,
tu abres el cofre de tus deseos
y eres más rica que la noche.

Pero hace tanta soledad
que las palabras se suicidan

(Alejandra Pizarnik)

martedì 26 agosto 2014

Soltanto le notti

A Jean Aristeguieta, 
A Árbol de Fuego.

Scrivendo
ho chiesto, ho perso.
Stanotte, in questo mondo,
abbracciata a voi,
allegria di naufragio.
Ho voluto sacrificare i miei giorni e le mie settimane
alle cerimonie della poesia.
Ho implorato tanto
dall’abisso delle profondità
della mia scrittura.
Amare e morire non hanno aggettivi.

(versi di Alejandra Pizarnik, da “Textos de sombra. Poesia completa” e fotografia di Michela Magni)

giovedì 21 agosto 2014

Di rughe si sono fatti questi occhi


Di rughe si sono fatti questi occhi
nel guardare avanti il tempo.
I gesti imprecisi - della calma gioiosa
del dopopranzo quando c’eri -
si sono fatti fermi, precisi
nelle cose riposte con ordine
e precisione asciutta.
Il silenzio ha raggiunto anche
gli oggetti che di te prima
dicevano tutto.
Qui non si fa altro che
parlare di sé da soli con sé.

Ogni tanto ci si vede parlare
di sé con sé senza nessuno,
nella stanza dove è rimasta
solo la noia delle cose note.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 20 agosto 2014) 



mercoledì 20 agosto 2014

Ho dato il salto di me all'alba



I

Ho dato il salto di me all’alba
Ho lasciato il mio corpo accanto alla luce
e ho cantato la tristezza di quello che nasce

III

Solo la sete
e il silenzio
nessun incontro

attento a me amore mio
attento alla silenziosa nel deserto
alla viaggiatrice col bicchiere vuoto
all’ombra della sua ombra

V

per un minuto di vita breve
unica a occhi aperti
per un minuto vedere
nel cervello piccoli fiori
che danzano come parole sulla bocca di un muto

VI

lei si spoglia nel paradiso
della sua memoria
lei non conosce il destino feroce
delle sue visioni
lei ha paura di non saper nominare
ciò che non esiste

VII

Salta con la camicia in fiamme da stella
a stella, da ombra in ombra. Muore di
morte lontana quella che ama il vento.

XI

ora
in quest’ora innocente
io e colei che fui ci sediamo
sulla soglia del mio sguardo

(versi di Alejandra Pizarnik, da La figlia dell’insonnia, Crocetti Editore 2004 e fotografia di Michela Magni)

domenica 17 agosto 2014

In questa notte, in questo mondo



A Martha Isabel Moia

In questa notte in questo mondo
Le parole del sogno dell'infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l'organo della ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l'amore
fanno l'assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che succede nell'anima non si vede
Quello che succede nella mente non si vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa cospirazione dell'invisibilità?
Nessuna parola è visibile.


(Alejandra Pizarnik, da " Testi in ombra e ultimi poemi". Traduzione di Samanta Catastini)



venerdì 15 agosto 2014

Quel che mi duole non è / O que Me Dói não è


Quel che mi duole non è
quello che c'è nel cuore
ma quelle cose belle
che mai esisteranno.

Sono le forme senza forma
che passano senza che il dolore
le possa conoscere,
o sognarle l'amore.

Come se la tristezza
fosse albero e, una ad una,
le sue foglie cadessero
tra il sentiero e la bruma.



*****

O que me dói não è
o que hà no coração
mas essas coisas lindas
que nunca existirão...

São as formas sem forma
que passam sem que a dor
as possa conhecer
ou as sonhar o amor.

São como se a tristeza
fosse árvore e, uma a uma,
caíssem suas folhas
entre o vestígio e a bruma.

(Fernando Pessoa)

sabato 9 agosto 2014

Leonardo Sinisgalli: poesie scelte



Le lumachine.


Sui muri di mattoni dei giardini
sono riapparse le stravaganti
lumachine.


Riconciliazione.


Iddio non ci vuole dannare.
Vuole da noi una spontanea
e totale e dolce riconciliazione.


Gelsomini.


Abbiamo paura di sembrare deboli,
di farci sorprendere in un gesto
sconsiderato di tenerezza.


In apparenza.


In apparenza c’è soltanto il sole
ostinato a non piegarsi.


Hai una minima.


Hai una minima razione d’aria
e la divori.



Se resisti.


Se resisti la sorpresa verrà,
il peso di un merlo
fa piegare il lillà.


Ora io non guardo.


Ora io non guardo che un punto bianco
su una lavagna scancellata.


Entra un trillo. 


Entra un trillo che non è inquieto,
un puntolino di colore in agitazione.


Fine d'anno.


Dietro il tuo profilo infermo
scintillano gli alberi cari
ai nostri occhi. Il sole
dell’anno nuovo scende sbieco
dalle mura. Non possiamo
fargli festa.


Pupille.


Ti fisso nelle pupille
luce giovane
con un nodo in gola.


La distanza.


Ogni anno muta la distanza
tra le cose che stanno d’intorno
anche se io resto inchiodato,
anche se le cose sono inanimate.


Pochi buchi.


Pochi buchi in più nel paesaggio,
pochi buchi a triangolo
in una colombaia.


Sul cielo.


Sul cielo non oso
più leggere e scrivere.


E' il suo volto.


E’ il suo volto che non ritrovo.
Anche se infrango o calpesto il rovo
che recinge il vietato sentiero
dove passa il nemico che ammiro.

Finestra.


Vegliando i malati
si guarda la finestra con amore.
L’uccello prova le parole
per la storia di un anno.


Mente gentile.


Mente gentile
non ricordi più niente.



(Leonardo Sinisgalli, Il passero e il lebbroso, Lo Specchio, Mondadori)


giovedì 7 agosto 2014

Resistenza


Ci sono state volte in cui la voce
usciva a pena, altre 
non si pronunciava
né un sì né un no.

E io, neanche un suono da giorni.

A volte per essere sicuri di essere
ancora vivi s’iniziava a canticchiare.
S’andava a cercare la voce nei giorni in cui
il cielo era cielo e la voce era quella del vento.

Qualcuno in quei giorni
sentendomi cantare
- le rampe saltellando -
avrebbe potuto pensare 
che io fossi felice.

Invece era solo resistenza.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 7 agosto 2014)

 


martedì 5 agosto 2014

I giorni nelle parole


I giorni nelle parole.
Passati come fossero vita
vera con sapore di lingua
nella bocca che credi d’abbraccio
dove comincio e finisco io.

Anche questa notte è passata
 - i minuti nelle parole -
le parole hanno scavato la notte.
Il mondo di notte è un paese
occupato da parole
che hanno forma
di cose abitate.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, agosto 2014) 


sabato 2 agosto 2014

"Ero su un letto di ambulatorio"



Ero su un letto di ambulatorio,
nascosto dietro un paravento.
"Antigone", "Sì", "Sei qui?", "Sì, qui".
Le vertebre, le vertebre.
E iniziano a discorrere tra loro,
due vecchi, due voci di vecchi.
Perché una voce invecchia,
anche nel suono sta l'osso del tempo
anche nel fiato. Soffiavano, e c'era
dentro un'eco di se stessa,
un'eco che precedeva la pronuncia.
Qualcosa di scassato, il midollo
sfilato dalla spina dorsale e
sguainato come una spada luccicante
voce-carcassa
vertebra della voce.

(Valerio Magrelli, da Esercizi di tipologia, Mondadori 1992)