lunedì 29 settembre 2014

ti esploro, mia carne, mio oro, corpo mio, che ti spio, mia cruda carta nuda


ti esploro, mia carne, mio oro, corpo mio, che ti spio, mia cruda carta nuda,
che ti segno, che ti sogno, con i miei seri, severi semi neri, con i miei teoremi,
i miei emblemi, che ti batto e ti sbatto, e ti ribatto, denso e duro, tra le tue fratte,
con il mio oscuro, puro latte, con le mie lente vacche, tritamente, che ti accendo,
se ti prendo, con i miei pampani di ruggine, mia fuliggine, che ti aspiro, ti
(respiro,
con le tue nebbie e trebbie, che ti timbro con tutti i miei timpani, con le mie dita
che ti amano, che ti arano, con la mia matita che ti colora, ti perfora, che ti adora,
mia vita, mio avaro amore amaro:
io sono qui così, la zampa del mio uccello, di
(quello
che ti gode e ti vigila, sono la papilla giusta che ti degusta, la pupilla che ti vibra
e ti brilla, che ti tintinna e titilla: sono un irto, un erto, un ermo ramo, io che
ti pungo, mio fungo, io che ti bramo: sono pallida pelle che si spella, mia bella, io,
passero e pettirosso del tuo fosso: io la piuma, io l'osso, che ti scrivo: io, che ti
(vivo:

(Edoardo Sanguineti)

domenica 28 settembre 2014

Ballata delle donne.


Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

(versi di Edoardo Sanguineti, foto di Michela Magni)

giovedì 25 settembre 2014

Se mi stacco da te


6.

Se mi stacco da te, mi strappo tutto: 
                                                           ma il mio meglio (o il mio peggio)
ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso:
ritorno in me, quando ritorno in te: (e mi ritrovo i pollici e i polmoni):
tra poco atterro a Madrid:
                                         (in coda  qui all'aereo, selezionati miei connazionali,
gente d'affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono e fumano, eccitati,
agitatamente ridendo):
                                     vivo ancora per te, se vivo ancora:

(Edoardo Sanguineti, da Corollario)

mercoledì 24 settembre 2014

Non si sa quanto verde...



I

Non si sa quanto verde
sia sepolto sotto questo verde
né quanta pioggia sotto questa pioggia
molti sono gli infiniti
che qui convergono
che di qui s’allontanano
dimentichi, intontiti
Non-si-sa          Questo è il relitto
di tale relitto piovoso
il verde in cui sta reticendo
                         l’estremo del verde
Forse non-si-sa      per un
Sordo movimento di luce si
distilla in un suono effimero, e sa
                 Forse si lascia sfiorare, si sporge,
                 congiunge
                 membra a membra, ritorce


(Andrea Zanzotto, da Meteo)


sabato 20 settembre 2014

Idea



E tutte le cose a me intorno
colgo precorse nell'esistere.
Tìepido verde il nitore dei giorni
occulta, molle li irrora,
d'insetti e uccelli s'agita e scintilla.
Tutto è pieno e sconvolto,
tutto, oscuro, trionfa e si prostra.
Anche per te, mio linguaggio, favilla
e traversia, per sconsolato sonno
per errori e deliqui
per pigri zie profonde inaccessibili,
che ti formasti corrotto e assoluto.
Anche tu mio brevissimo nitore
di cellule mentali, tronco alone
di gridi e di pensieri
imprevisti ed eterni.
Ed esanime il palpito dei frutti
e delle selve e della seta e dei
rivelati capelli di Diana,
del suo felice dolcissimo sesso,
e, agra e vivida, l'arsura
che all'unghie s'intromette ed alle biade
pronte a ferire,
e il mai tacente il mai convinto cuore,
tutto è ricco e perduto
morto e insorgente
tuttavia nella luce
nella mia vana chiarità d'idea.

(Andrea Zanzotto)

giovedì 18 settembre 2014

La morsa del salto.


Il desiderio è scivolare in sé,
è un ombelico interno che concentra
ogni energia, la rapida che preme
sul pettine ruggente della diga.

È scrimolo infernale, il punto-crisi
dell'acqua che sprofonda verso i quieti
allegretti del fiume. Ma mi si stringe
crudelmente la morsa del salto.

(Maria Luisa Spaziani)

martedì 16 settembre 2014

Realtà e metafora


Tu, realtà e metafora, luminoso
corpo dal doppio segno. Tu moneta
d'inscindibile faccia, bianco cigno
che ingloba il suo riflesso.

Penso all'abbraccio, e all'improvviso scende
in acque buie il mio vascello ebbro.
Confluiscono oceani. L'energia,
duraturo arabesco di fulmine.

(Maria Luisa Spaziani)

lunedì 15 settembre 2014

Darsi la mano di lontano è il gesto



Darsi la mano di lontano è il gesto
più assurdo, conturbante e surreale.
Tu sei vivo, e la stringo in certe notti
anche a Giacomo, Guido, Eugenio ed Emily.

Non c'è tesoro al mondo che non fossi
disposta a barattare, anche la vita,
se sfiorasse nel buio la mia mano
fra cinquant'anni un giovane poeta.

(Maria Luisa Spaziani. Le onde del tempo)




sabato 13 settembre 2014

In memoriam



Alla fine poteva anche non essere mai sceso dal treno
e stare là da prima di me ad aspettare qualcuno
nessuno o niente. Poteva anche essere un uccello imbalsamato
in via Pireòs o un cervo fossilizzato sopra gli scogli
– queste morti stanno dipinte dentro di noi senza ali,
senza musica, senza entrate e uscite, così restano morti
sottoterra, in tutti i tempi, sulla terra.
Alla fine potevo anche non essere io, ma un altro
arrivato da giorni alla stazione, sotto
l’orologio fermo, in attesa di un incontro
la domenica pomeriggio. Potevo anche essere la manifestazione
tradita, il disertore, l’entrata del vinto nel
ritratto della sua fama postuma, la droga.
Quel pomeriggio, trovammo il nostro volto. Non eravamo più
noi. Eravamo belli, allora. Cosa rara.


(Yòrgos Chronàs)

lunedì 8 settembre 2014

La verità, vi prego, sull'amore.


Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.

Assomiglia a una coppia di pigiami
o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno
o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.

I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi
e l'ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.

Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle este è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verità grave, vi prego, sull'amore.

Sono andato a guardare nel bersò
lì non c'era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio
e non era nemmeno sotto il letto.

Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore.


(Wystan Hugh Auden)

domenica 7 settembre 2014

Le finestre



In queste buie stanze dove passo
giornate soffocanti, io brancolo
in cerca di finestre. Una se ne aprisse,
a mia consolazione. Ma non ci sono finestre
o sarò io che non le so trovare.
Meglio così, forse. Può darsi
che la luce mi porti altro tormento.
E poi chissà quante mai cose nuove ci rivelerebbero.

(Costantino Kavafis)

martedì 2 settembre 2014

Potrebbe non essere



Potrebbe non essere
questa luce che entra
filtrata dai miei occhiali
o l’aria calda del pomeriggio
a rendermi pulviscolo in aria.
Potresti essere tu
che ancora non sai
che a me basta davvero
accovacciarmi dietro al tuo orecchio
per smettere di respirare
senza rimpianto.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 25 agosto 2014)

lunedì 1 settembre 2014

Prendo spazio dove sembra non ce ne sia



Prendo spazio dove sembra non ce ne sia.

Vederti è quel sapore che rimane
del pane appena sfornato
quando l’abbiamo appena mangiato.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 1 settembre 2014)