domenica 30 novembre 2014

Non sto pensando a niente



Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!

Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...

(Fernando Pessoa)

martedì 25 novembre 2014

Per lei


Per lei voglio rime chiare, 
usuali: in -are. 
Rime magari vietate, 
ma aperte: ventilate. 
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini. 
O che abbiano, coralline, 
le tinte delle sue collanine. 
Rime che a distanza 
(Annina era cosí schietta) 
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta. 
Rime che non siano labili, 
anche se orecchiabili. 
Rime non crepuscolari, 
ma verdi, elementari. 
(Giorgio Caproni)

lunedì 24 novembre 2014

Antica foto


un anno, hai un solo anno
nel seggiolino di vimini
seduto e assorto
con le mani intrecciate
e gli occhi bassi,
ah, potere rientrare
dentro la foto, risentire
il sangue e le figure,
no, non così grigio
il muro lo ricordo
ma di bocche di lupo
cosparso e acceso,
le viole tutt’attorno
al grande pino,
il bosso che profuma
verde e amaro,
l’infanzia è la stagione
dei colori
dentro le vene t’entrano
confusi,
dinnanzi agli occhi
ardono assoluti

sei nato dentro il freddo
e tra la neve,
quando ricade
e copre i favagelli
e gli anemoni piega
sotto il bianco,
l’inquieta primavera
dentro la terra s’agita
e nel sangue

e mai come in quell’anno
cadde la neve
e tu quel bianco, assorto
guardi dai vetri
e vuoi che non finisca,
che tutto copra,
c’è il fuoco nel camino
e la polenta
e dentro il letto
avrai la brace accanto,
quello di Camorciano
fa il bersagliere,
la terra dove combatte
è tutta neve,
alta più d’una casa
ma tutta nera
per il fumo e gli scoppi
di quegli altri,
spara con la mitraglia
contro i carri,
disperso è quel soldato
che non ritrovi
dalla neve coperto
e poi dissolto

magari per un giorno
è ritornato tuo padre
dalla terra che si vede
quando non c’è una striscia
dentro il cielo,
uno straccio di nube
bianco o scuro,
dalla Cesana alta
o dal campanile,
dicono ch’è una terra
tutta sassi
con buche grandi
come l’orto,
lì i ribelli lo aspettano
che passi

dopo lui va nell’orto
per l’insalata
e io gli vado dietro
tra la gran neve,
tira fuori i ceppi
verdi e molli,
ho i piedi che mi gelano
bagnati
e lui mi prende in braccio
con una mano,
con l’altra tiene stretta
l’insalata

erano giorni scuri,
scure neve e sabbia
e scuri i monti
dove gli uomini muoiono
andati al fronte,
scuro anche il cielo
che la sirena annuncia,
l’infanzia altro corso
segue della storia,
mai come allora
accesi sono i colori,
e tulipani rossi
lungo i fossi,
giunchiglie a branchi
per tutti i greppi
quelle bocche di lupo
che tu raccogli
padre per me salito
con lunga scala
sulla muraglia

tra inverno e primavera
sono nato,
sempre mi porto dentro
l’erbe e i fiori
che la neve sempre
tronca e spezza,
e poi loro tenaci
tornano fuori
tra le crepe gelate
dalla terra

e quel canto rammento
il più lontano
che nel bosco c’invita
via dal fuoco,
dal dolore
che sempre
ci accompagna.

(Umberto Piersanti, Inedito, marzo 2011)

domenica 23 novembre 2014

Vivere oggi


Vivere oggi
è contare le parole
che diciamo
per arrivare a domani.

I giorni scorrono
a raccogliere fonemi
le loro voci
che scoprono i silenzi.

Oggi dietro le parole
c’è sempre la speranza
di trovarne delle nuove.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, Novembre 2014)

domenica 16 novembre 2014

Nudo


Godo in occhi marini
paeselli colorati
ai tuoi fianchi di carne.
Soffice nel vento dei capelli
ricrei orride forme
sul letto agitato del mare.
M'alzo in bavero di sonno
tra le rupi, fischiando gelido:
la mia testa di broncio
scava un abbraccio nelle sue spalle.

(Alfonso Gatto)


sabato 15 novembre 2014

OCCHIALI


Mi sono riadattato agli occhiali (che la patente, a me, rende obbligati, ormai,in un paio solo di giorni: vedo tutto più netto: (ma niente mi è, per questo,
diventato migliore, in verità: un semaforo è sempre un semaforo, un marciapiede
è un marciapiede: e io sono sempre io, così)
(quanto al doloroso senso di capogiro,
vaticinato, con l’emicrania, da un Istituto Ottico di corso Buenos Aires, al quale
mi sono rivolto, questa volta, l’ho sperimentato e l’ho superato): (l’oculista
affermava che, con il tempo, io mi ero costruito una mia rappresentazione arbitraria
della realtà, adesso destinata, con le lenti, a sfasciarsi di colpo):
e ho potuto
sperare, per un attimo, di potermi rifare, a poco prezzo, una vita e una vista)

(Edoardo Sanguineti)

domenica 9 novembre 2014



Facevo il viale: per arrivare al campo.
Attorno, uomini coi badili,
e io piangevo poco.
Ma davanti alla scatola col tuo vago sorriso,
bellissimo, con la camicia scura aperta
e il distintivo del ferito,
il gelo mi è venuto dentro.
"Cosa vuoi che ti dica?" ho fatto allora
con le mie rose in mano e con paura,
"Forse è già il tempo dell'indifferenza".
Forse sono decotto, forse io stesso,
sono solo memoria di me stesso.


(Maurizio Cucchi)

mercoledì 5 novembre 2014

Le mani



Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell'arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.

(Vittorio Sereni, da Frontiera)

domenica 2 novembre 2014

In me il tuo ricordo





In me il tuo ricordo è un fruscio
solo di velocipedi che vanno
quietamente là dove l'altezza
del meriggio discende
al più fiammante vespero
tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull'estate.
Solo, di me, distante
dura un lamento di treni,
d'anime che se ne vanno.
E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.

(Vittorio Sereni da Frontiera)