giovedì 30 aprile 2015

Alla finestra



Alla finestra la vita passa
cade dal ramo la foglia secca
passa la luna più volte fiacca:

e tu sfiorisci con le mani in tasca.


(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, Marzo 2015)


Si sono fatti stanchi gli occhi


Tu dici come si sono
fatti stanchi gli occhi
e odio le occhiaie
e la vita è un peso.

Io dico per essere stata
troppo leggera
un colpo di vento m’ha
portato via ieri sera.

Mentre affondo mi sollevo.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, Febbraio 2015)

domenica 26 aprile 2015

L'alba meridionale



II
Torno... e una sera il mondo è nuovo,
una sera in cui non accade nulla - solo,
corro in macchina - e guardo in fondo
all'azzurro le case del Prenestino -
le guardo, non me ne accorgo, e invece,
quest'immagine di case popolari
dentrol'azzurro della sera, deve
restarmi come un'immagine del mondo
(davvero chiedono gli uomini altro che vivere?)
- case qui piccole, muffite, di crosta bianca,
là alte, quasi palazzi, isole color terra,
galleggianti nel fumo che le fa stupende,
sopra vuoti di strade infossate, non finite,
nel fango, sterri abbandonati, e resti
d'orti con le loro siepi - tutto tacendo
come per notturna pace, nel giorno. E gli uomini
che vivono in quest'ora al Prenestino
sono affogati anch'essi in quelle strie
sognanti di celeste con sognanti lumi
- quasi in un crepuscolo che mai
si debba fare notte - quasi consci,
in attesa di un tram, alle finestre,
che Fora vera dell'uomo è l'agonia -
e lieti, quasi, di ciò, coi loro piccoli,
i loro guai, la loro eterna sera -
ah, grazia esistenziale degli uomini,
vita che si svolge, solo, come vera,
in un paesaggio dove ogni corpo è solo
una realtà lontana, un povero innocente.

Torno, e mi trovo, prima d'un appuntamento
da Carlo o Cartone, da Nino a Via Rasella
o da Nino a Via Borgognone in una zona
oggetto di mie sole frequentazioni...
Due o tre tram e migliaia di fratelli
(col bar luccicante sullo spiazzo,
e il dolore, spento nelle coscienze italiane,
d'essere poveri, il dolore del ritorno a casa,
nel fango, sotto nuove catene di palazzi)
che lottano, si colpiscono, si odiano tra loro,
per la meta di un gradino sul tram, nel buio,
nella sera che li ignora, perduti in un caos
che il solo fatto d'appartenere a un rione remoto
lo delude nel suo essere una cosa reale.
Io mi ritrovo il vecchio cuore, e pago
il tributo ad esso, con lacrime
ricacciate, odiate, e nella bocca
le parole della bandiera rossa,
le parole che ogni uomo sa, e sa far tacere.
Nulla è mutato! siamo ancora negli Anni Cinquanta!
siamo negli Anni Quaranta! prendete le armi!
Ma la sera è più forte di ogni dolore.
Piano piano i due tre tram la vincono
sulle migliaia di operai, lo spiazzo
è quello dei dopocena, sul fango, sereno,
brilla il chiaro d'una baracca di biliardi,
la poca gente fa la coda, nel vento
di scirocco di una sera del Mille, aspettando
il suo tram che la porti alla buia borgata.
La Rivoluzione non è che un sentimento.

(Pier Paolo Pasolini, Poesia in forma di rosa, Garzanti, Milano 1964)



giovedì 16 aprile 2015

Anche quando sembra che la giornata


Anche quando sembra che la giornata
sia passata come un'ala di rondine,
come una manciata di polvere
gettata e che non è possibile
raccogliere e la descrizione
il racconto non trovano necessità
né ascolto, c'è sempre una parola
una paroletta da dire
per dire
che non c'è niente da dire.

(Patrizia Cavalli)

venerdì 10 aprile 2015

Apri quella porta



Apri quella porta
apri pure quella porta chiusa

togli pure quella cordicella
da quel grosso pacco di pane

apri la terra apri la luce l'occhio
prova a vedere dove è il nero

sollevare la mano
spiegare il pugno
spezzare un dito

prova il tuo sangue chiama la bocca
prova a sciogliere la matassa a dire
come è il tuo gusto, il tuo giusto sapore

chiudi in altre parole quella porta
chiudi pure in fine una volta per tutte
quella porta aperta -

(Gerritt Kouwenaar)

giovedì 9 aprile 2015

Tre meno un quarto: l'ideale



Tre meno un quarto: l'ideale

Tre meno un quarto: occorre essere
ancora più sottile, persino ciò
che accarezza il naso in qualche luogo puzza
in parole

bussare per pane è chiaro, masticare
la morte è chiaro, la nebbia
che rinvia e ritira il respiro
è chiara

l'acqua lenta che ruggisce
attraverso la crepa nella strada d'asfalto
è mortale nonsenso è mondo lontano
stranamente chiara

il viaggiatore è sulla strada, la lontananza
non è in nessun luogo è dappertutto pensabile, egli fa
qualche passo, nessuna parola, non riesce
a passarci, egli
la calma -

(Gerritt Kouwenaar)

mercoledì 8 aprile 2015

Asfalto


Proprio in questo momento la barca per Haarlem
ha attraversato la strada. Lungo il marciapiede
rimorchiava i cavalli smagriti con il servo
nel mezzo della strada il nonno di mio

nonno fendeva l’acqua. Non lasciatemi
indietro, qui, ho strillato dalla finestra
dalla quale li ho visti andare, non posso proprio
restarmene qui da sola, ma sono
sfilati via e hanno preso la svolta
a sinistra verso il parco. L’asfalto si avvicinava,
dalle profondità che con chiarezza
ho visto scorrere, riflettere e
e agitarsi, nessun pesce che guizzava. Speriamo,
pensavo, che con marea liquida e immobile
giungano dove stasera sono destinati.

Tutto resta come è sempre stato.
Siete arrivati, era tardi, parcheggiando
senza cura come al solito, avete preso la borsa
dalla macchina e lì in piedi
sull’asfalto denso avete guardato in su, dritti verso me.



(Eva Gerlach, da Daar ligt het De Arbeiderspers, Amsterdam, 2003)


martedì 7 aprile 2015

Il rischio





Il rischio anche questa volta è vivere.
E lì in aria
in mezzo ai gesti per la sicurezza
due occhi a farmi ancora rapace.

E penso
che tu parli sempre piano
mentre accarezzi il volo
e il mio esserci di nuovo.

Iniziano con te i silenzi
d’apertura e il sentire
nella testa il vero, il verbo
e l’unità.

Smettila d’andare piano;
smettila d'essere così
lontano.

(Maria Luigia Longo, Poesie/Cantiere, 5 Aprile 2015)