lunedì 28 novembre 2016

Un avamposto di pietra



Un avamposto di pietra
m’era cresciuto nel petto come
dolore di un altro che s’infila
e forma uncino e piccagli.
Io non so cosa sia questa
di colpo nostalgia
questo pezzo mancante
che mi reclama a sé
da un umano piangere per niente
e non avere dove
posare il capo.

(Mariangela Gualtieri, da Senza polvere senza peso, Einaudi, 2006)

venerdì 25 novembre 2016

Ti meriti un amore


Ti meriti un amore che ti voglia
spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno
alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti
lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono
perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare
con te,
che trovi il paradiso ogni volta che
guarda nei tuoi occhi,
che non si annoi mai di leggere le
tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti
quando canti,
che ti appoggi quando fai la ridicola,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le
bugie
che ti porti il sogno,
il caffè
e la poesia.

(Frida Kahlo)

Ritratto di donna



Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l’unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma è un’ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l’avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serve questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l’ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama, o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l’amor di Dio.

Wisława Szymborska, Trad. di Pietro Marchesani, da “Grande numero”, Libri Scheiwiller, 2006)


***

Portret kobiecy

Musi być do wyboru.
Zmieniać się, żeby tylko nic się nie zmieniło.
To łatwe, niemożliwe, trudne, warte próby.
Oczy ma, jeśli trzeba, raz modre, raz szare,
czarne, wesołe, bez powodu pełne łez.
Śpi z nim jak pierwsza z brzegu, jedyna na świecie.
Urodzi mu czworo dzieci, żadnych dzieci, jedno.
Naiwna, ale najlepiej doradzi.
Słaba, ale udźwignie.
Nie ma głowy na karku, to będzie ją miała.
Czyta Jaspersa i pisma kobiece.
Nie wie po co ta śrubka i zbuduje most.
Młoda, jak zwykle młoda, ciągle jeszcze młoda.
Trzyma w rękach wróbelka ze złamanym skrzydłem,
własne pieniądze na podróż daleką i długą,
tasak do mięsa, kompres i kieliszek czystej.
Dokąd tak biegnie, czy nie jest zmęczona.
Ależ nie, tylko trochę, bardzo, nic nie szkodzi.
Albo go kocha, albo się uparła.
Na dobre, na niedobre i na litość boską.

(Wisława Szymborska da “Wielka liczba”, Czytelnik, 1976)

giovedì 24 novembre 2016

Ero la più minuta della casa


Ero la più minuta della casa –
avevo la stanza più piccola –
di notte la mia lucina, e il libro –
un geranio solo –

dove potessi raccogliere la menta
che non smetteva mai di stillare –
e appena un cestino –
fatemi pensare – son certa
che fosse tutto –

Non parlavo mai – se non quando interrogata –
e sempre brevemente e a voce bassa –
non potevo sopportare di vivere – a voce alta –
il baccano mi dava vergogna –

E se non fosse stato così lontano –
e qualcuno che conoscevo
doveva partire – spesso pensavo
che inavvertita – avrei potuto morire –

(486)

I was the slightest in the House –
I took the smallest Room –
At night, my little Lamp, and Book –
And one Geranium –

So stationed I could catch the Mint
That never ceased to fall –
And just my Basket –
Let me think – I’m sure
That this was all –

I never spoke – unless addressed –
And then, ’twas brief and low –
I could not bear to live – aloud –
The Racket shamed me so –

And if it had not been so far –
And any one I knew
Were going – I had often thought
How noteless – I could die –


(Emily Dickinson da “Tutte le poesie”, Mondadori, Milano 1997)


mercoledì 23 novembre 2016

Quando l’amore vola



Quando vola a te l’amore
neanche un cenno ti tradisca –
le ali, un frullo lieve di civetta,
di sabbia gli occhi accecati –
se proprio devi, sospira,
ma apponigli il sigillo.

Né un cenno ti deve tradire
quando via da te volerà.
Poiché – lo sai – di te si stancherà,
non ne puoi dubitare.
I tuoi sussulti dovrai soffocare.
Il cuore abbia pazienza:
per sempre dovrai farne senza.


(Walter de la Mare, Trad. di Silvio Raffo)

sabato 19 novembre 2016

Ricordare


A volte la sera il tempo
ferma i ricordi sulle pareti:
camminano nella stanza
come fantasmi di cui so ogni cosa.
Mi parlano, s’inventano le storie
all’orecchio, camuffano di verità
i sogni. I giorni andati ne fanno
facce d’eroi.

(Maria Luigia Longo, Ricordare, Istanti all'infinito, 19 novembre 2016)

Un tempo difficile è questo




Viviamo giorni difficili, angelo mio
(Sigfrido, Gerusalemme)


Un tempo difficile è questo:
e proprio su di noi
si schiude il riparo;
ma respiriamo come sulla terra l'erba,
e vedrai, ce ne andremo presto
con vele verdi, angelo mio.

Ma perché non ci siamo amati fino adesso?
Com'è successo? Ci pensi,
perché tu non lui, perché lui non te,
e perché amò proprio quella?

Sarà stato soprattutto il destino?
O un disegno che trascende
pure il destino? E poi il fatto
che il passato
fu imprevedibile?

Ma non occupiamoci di questo adesso,
l'amore è buono se amato,
e il passato se sepolto
ti amo; nel cielo pasquale
o sul prato
emerge
una nave intrecciata di erbe e di
astri.

(Szócs Géza, trad. Tommaso Kemeny)

lunedì 14 novembre 2016

Sulla riva del mare silente


Sulla riva del mare silente
si è levata la notte, e la luna
si fa largo attraverso le nubi,
e si sente sussurrare i flutti:

Quell'uomo, laggiù, certo è un pazzo,
o deve essere innamorato,
perché ha l'aria avvilita e contenta,
è contento ed è insieme avvilito?

E la luna guardandolo ride,
e con limpida voce dichiara:
quello è innamorato ed è pazzo,
e per giunta è anche un poeta.

(Heinrich Heine. L'infelice beffardo, a cura di S. Carusi)

sabato 12 novembre 2016

Ad ogni modo si dice basta


Ad ogni modo si dice basta
anche se nessun gesto ha colmato la misura.
A volte si dice “Non girare a vuoto”
anche se il vuoto è qui e ti rende immobile.
Meglio andare.

In una giornata autunnale
si pronuncia la parola amore
e una scia di possibilità mancata
apre un senso nuovo alla vita.
Di qua o di là
possibile o impossibile.
E in mezzo “chissà se avremmo costruito qualcosa”.

Il suono di queste parole cade
nella teca della possibilità e lì rimane,
nel silenzio soffocato di quel condizionale passato.

Da qualche parte qualcuno ha avuto più coraggio
e si è infilato nella vita così,
come si abbraccia nel silenzio complice
il nome amato; in questa maniera
si tiene il mondo intero su un palmo
lo si protegge dal vento, lo si tiene al caldo.

(da Contare le parole, Transeuropa Edizioni)

domenica 6 novembre 2016

(Non) tornare


Il passo è breve: non ritorna.
Il tempo è poco più vuoto
di queste mani concave
che stanno a guardare.
Si sta nell'incavo di una
storia sussurrata e s’aspetta
di poterla raccontare.

Non ritorna la distanza
dei due corpi che furono,
non le stagioni da cui ci si
stacca a volte solo
per sopravvivere. Nessuno
ritorna per sopravvivere.

Si torna solo per vivere o morire.

(Maria Luigia Longo, (Non) tornare, Istanti all'infinito, 23 gennaio 2016)